Emergenza Abitativa: un nuovo piano di intervento della UE

Pubblicato il 17 dicembre 2025 alle ore 17:44

Una bussola per l’emergenza abitativa europea

 

L’Unione Europea ha appena presentato un Piano Casa ambizioso, pensato per affrontare la crisi abitativa che sta mettendo in difficoltà milioni di persone da Lisbona a Varsavia. La situazione è seria: negli ultimi dieci anni, i prezzi delle case sono schizzati di oltre il 60% e gli affitti di oltre il 20%, con una pressione immensa sulle famiglie, sui giovani e su chi sogna di comprare la prima casa.

Bruxelles parte da un dato semplice ma potente: servono molto più di 2 milioni di nuove abitazioni all’anno per colmare il gap tra domanda e offerta. Oggi si costruiscono circa 1,6 milioni di unità; ne servono almeno 650.000 in più ogni anno. Per farlo, il Piano stima investimenti pubblici e privati per circa 153 miliardi di euro all’anno

Le linee guida chiave del Piano

Il Piano Casa UE si basa su più pilastri:

1. Aumentare l’offerta di abitazioni a prezzi accessibili
Non si parla solo di case popolari, ma di un mix di soluzioni abitative che rispondano alle esigenze reali: costi più bassi, più scelta su affitti e compravendite, e progetti di rigenerazione urbana.

2. Aiuti a chi è più in difficoltà
Si tratta di misure mirate per giovani famiglie, lavoratori con redditi bassi e persone in condizioni di fragilità sociale, per dare 
accesso alla casa senza lasciare indietro nessuno.

3. Sostenere i Paesi con sistemi abitativi meno sviluppati
Non tutti gli Stati membri sono nella stessa situazione. Il Piano punta a usare strumenti europei per aiutare in modo più strutturato chi ha più bisogno.

4. Incentivi e coordinamento finanziario
Si guarda sia a 
fondi Ue sia a strumenti di investimento come la Banca Europea per gli Investimenti (BEI), per mobilitare capitali pubblici e privati verso progetti abilitanti.

Una novità: più potere ai livelli locali

Il piano non è solo teoria: Bruxelles vuole dare agli enti locali strumenti concreti per agire su affitti brevi, regolamentazioni e uso del territorio, con regole chiare per gestire piattaforme di affitto come Airbnb senza bloccare del tutto l’attività turistica (tema caldo soprattutto nelle grandi città).

Questo significa più autonomia ai Comuni, ma con supervisione europea per evitare che ogni Stato vada per conto proprio, creando confusione normativo-regolamentare.

Le critiche e i limiti del Piano

Non tutto è oro colato. Alcune correnti politiche e gruppi parlamentari — soprattutto nelle famiglie più “verdi” e socialiste — avrebbero voluto un fondo centralizzato per l’housing, sul modello dei grandi strumenti finanziari post-crisi (come il NextGenerationEU). 

Altri criticano l’assenza di impegni vincolanti più forti su speculazione immobiliare e tutela dei piccoli risparmiatori, e che i fondi totali previsti rischiano di non essere sufficienti senza un maggiore cofinanziamento nazionale.

Perché conta e cosa cambia davvero

Questo Piano Casa segna una svolta culturale: per la prima volta l’UE riconosce ufficialmente che il diritto alla casa è un tema sociale europeo, non solo nazionale. È un passo verso un mercato immobiliare più equilibrato e sostenibile — utile anche per agenti immobiliari come me, costruttori, investitori e istituzioni territoriali, perché introduce strumenti e linee guida che si rifletteranno nei mercati locali nei prossimi anni.

La mia riflessione riguarda un punto centrale del Piano Casa europeo.
Quando si parla di aumentare le opportunità abitative, la domanda vera è: l’Unione Europea immagina che i singoli Stati debbano 
consumare nuovo territorio, sottraendo altro suolo non edificato per realizzare nuove costruzioni?
Oppure la direzione sarà quella – più sensata a mio parere– di 
recuperare e riqualificare fabbricati esistenti, aree dismesse e immobili con destinazione non residenziali chiusi da tempo e cessati, trasformandoli in nuove abitazioni?

È un nodo tutt’altro che secondario, perché da questa scelta dipende l’equilibrio tra sviluppo, sostenibilità e qualità della vita nelle nostre città.
Molto probabilmente la risposta arriverà solo con il tempo, quando le linee guida diventeranno misure concrete e operative.

Resta inoltre da considerare un altro elemento: un eventuale cambio di visione nella futura "governance" del Parlamento europeo potrebbe modificare priorità, strumenti e approccio al tema casa, incidendo in modo significativo sull’applicazione reale di questo Piano.

 

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